16 ottobre 2010

16 ottobre 2010
Attualissimi.

domenica 13 novembre 2011

Fine di Berluscò, NON FESTEGGIO PERCHE' :

Intanto perchè a cacciare Berluscò non è stato il popolo italiano, tanto meno quei politici dell'opposizione che non sono stati eletti democraticamente dal popolo italiano ma da quattro FUNZIONARI di partito. MA SILVIO E' STATO CACCIATO DALLA FINANZA,DALLE BORSE EUROPEE E MONDIALI, QUESTO E' UN DATO DI FATTO.
Non amo i governi tecnici perchè non esistono per la costituzione e per la giurisprudenza, poi in Italia è difficilissimo essere tecnici e superpartes, forse potrà andar bene per i popoli del nord Europa che sanno cosa vuol dire il senso del dovere, senso civico ed etico; ma i tecnici italiani sono quelli dell'Aquila senza cemento intendo!
Il governo dei tecnici e veramente la sconfitta della politica e questo ALIMENTA SENZ'ALTRO L'ANTIPOLITICA  e il populismo (per non parlare della tentazione di un uomo solo al comando). Il continuo soffiare su questo maledetto fuoco del populismo vuol dire bruciare anche quella misera percentuale di politici rimasti che credono in un ideale, nei valori della solidarietà, dell'uguaglianza e amano ancora lottare contro il vero male di questa maledetta società (alimentata in maniera vitale dal signor Berluscò) L'INDIVIDUALISMO!!!!!!!!!!
Io conosco gente che fa politica da 30 anni senza aver mai preso un vitalizio o un gettone di presenza, senza apparire mai neanche sul corriere adriatico, probabilmente hanno anche rimesso dei soldi per correre qua e la ad aiutare. 
E allora w la politica, w il confronto, w il conflitto, w la lotta di classe e al diavolo i grandi tecnici NOBILI che andranno a governare da NOBILI il nostro paese, non sicuramente da 3° stato; quello di cui oggi l'Italia avrebbe veramente bisogno è di un governo composto da cassaintegrati, giovani disoccupati, lavoratori interinali, studenti e pensionati da 600 euro al mese!!!
Questi sono gli EROI CHE SAREBBERO IN GRADO DI RISOLLEVARE L'ITALIA. Lo farebbero con tantissima dignità!
Avanti popolo.

giovedì 20 ottobre 2011

fatti di roma 15 ottobre 2011

 
chi sono..i black bloc.????
 Nichilisti... (dal latino classico nihil e dal latino medievale nichil, nulla) indica l'assenza di una finalità ultima che orienti il corso della vita....con aggiunta di mancanza di socialità...coloro che sognano una vita da eroi..ma si mantengono con l'assegnino del papì....privi di ogni ideologia...x questo ancora più poveri di tutto!!!!!!!

giovedì 15 settembre 2011

Helle Thorning

 "Relazioni pericolose tra potere politico e potere bancario. Prima gli Stati hanno aiutato le banche, adesso sono in ginocchio. Occorre garantire una maggior presenza dello Stato nelle banche e puntare sulla partecipazione dei cittadini"

lunedì 15 agosto 2011

Moto

Invece di continuare a ripetere a chi guida una moto che è pericolosissima e ci si muore... pensa a guardare 2 volte mentre guidi, mentre ti immetti sulla strada principale! Controlla bene nei specchietti quando cambi corsia! Prima di girare! Rimani dalla tua parte della strada, soprattutto in prossimità di una curva! Rispetta le distanze di sicurezza! Tieni gli occhi sulla strada e lontani dal tuo cellulare!" Se hai a cuore qualcuno che guida la moto...

martedì 2 agosto 2011

FERROVIERI....2..."...PRIMI DEL SECOLO MACCHINISTA FERROVIERE..."

FERROVIERI 2
...mentre delle persone perdono tutto, cioè la vita,in due metri quadri con un gas o sotto un camion o dentro una stiva di una nave, o gettati in mezzo al mare.
Quella che mi avevano insegnato essere la Categoria di lavoratori piu sindacalizzata,politicizzata dal novecento ad oggi....parla di un'occupazione dei binari da parte di extracomunitari, osservando che "ora però hanno rotto il c...o basta..ma cosa vogliono questi che prendono le case comunali,l'asilo gratis, è assurdo ma tanto se da lavorà non c'è neanche per noi... cosa vengono a fare...??".
Ma dove è finita quella Categoria più sindacalizzata più politicizzata del 900...quella che non esitava a fare scioperi di SOLIDARIETA'...quella con la cultura dell'accoglienza.
Ne sento la mancanza...e ne ho maledettamente bisogno....
Perchè mi viene da pensare che tutto e tutti fanno schifo e si ragiona solo con superficialità.
Un professore che non era un comunista... tutt'altro,mi insegnò che bisogna guardare cosa c'è dietro le fughe dal propio paese, ricordo che mi fece vedere delle foto di certi posti a dir poco invivibili....e mi disse"..noi siamo fortunati ad essere nati qui".
FORZA FERROVIERI TORNIAMO AD ESSERE QUEL TIPO DI CATEGORIA CHE ERAVAMO.....PUR CON LE NOSTRE DIVERSITA' CHE RENDONO LA GRANDE FAMIGLIA FERROVIARIA UNICA!

venerdì 10 giugno 2011

Capitalismo....sta per essere bruciato l'ultimo quintale....Domenica 12 fatelo..

Il puritano volle essere un professionista, noi lo dobbiamo essere. Infatti, quando l’ascesi passò dalle celle conventuali alla vita professionale e cominciò a dominare sull’eticità intramondana, contribuì, per parte sua, a edificare quel possente cosmo dell’ordine dell’economia moderna- legato ai presupposti tecnici ed economici della produzione meccanica-, che oggi determina, con una forza coattiva invincibile, lo stile di vita di tutti gli individui che sono nati entro questo grande ingranaggio (non solo di coloro che svolgono direttamente un’attività economica), e forse continuerà a farlo finché non sia stato bruciato l’ultimo quintale di carbon fossile.”                                                             

martedì 3 maggio 2011

"Ognuno è padrone di se stesso, e nessuno è padrone di un'altro!"

domenica 24 aprile 2011

Attualissima...politici veri!!!!!!!!!

STORIA E POLITICA A 94 anni, il leader storico del vecchio Psi cerca nuove vie per spiegare la globalizzazione. E spera nel futuro della sinistra
DE MARTINO :"Ci vorrebbe un nuovo Marx"

«Berlinguer? Non volle cambiar nome al Pci perché temeva che i russi ne approfittassero»


DAL NOSTRO INVIATO
NAPOLI - Ha 94 anni, Francesco De Martino: un Patriarca, sì, ma di una famiglia, quella del socialismo italiano, che una spaventosa bufera ha disperso per mille rivoli. E poi lui, De Martino, della dissoluzione del Psi non ha proprio voglia di parlare: «Vedere ridotti in questo stato gli eredi di un partito che nella storia italiana ha rappresentato quel che ha rappresentato, più che meravigliarmi, mi mette malinconia, e alla mia età non bisogna immalinconirsi. A me, pensi, il futuro interessa molto più del passato. Stiamo vivendo, in Italia e nel mondo, un passaggio d’epoca. E quello che più mi addolora della vecchiaia è che non potrò mai sapere come andrà a finire...».
Tra qualche giorno si vota, professore. Pensa anche lei, come Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, che la posta in gioco sia la democrazia?
«Ho grandissimo rispetto per Bobbio e Galante Garrone, ma allargherei un po’ il discorso. Un sistema democratico cede all’autoritarismo, ma oggi è più giusto dire al plebiscitarismo, se i suoi pilastri non reggono più. E io non riesco a immaginare pilastri diversi dai partiti e dai sindacati».
Be’, a dire che è stato Silvio Berlusconi a mettere in crisi i partiti e i sindacati si rischia di scambiare la causa con l’effetto...
«Già, bisognerebbe sforzarsi di capire com’è che si è prodotto, il fenomeno politico Berlusconi. Ha le televisioni, certo, e questo è stato ed è decisivo per fare arrivare a segno il suo messaggio. Ma non dimentichiamo che, sin dall’inizio, i destinatari di questo messaggio sono stati elettori privi dei partiti per cui tradizionalmente votavano».
E non c’entra anche il «passaggio d’epoca» di cui lei parlava prima?
«Penso proprio di sì. I valori predominanti, ormai, sono la concorrenza, la competitività, l’egoismo individualistico: e questo non può non indebolire i partiti, in primo luogo, ovviamente, quelli di sinistra, e i sindacati. Non è un fenomeno solo italiano, si capisce, ma da noi la tendenza ad esautorare questi organismi è più forte che altrove. E non incontra troppe resistenze in una sinistra che, anzi, accetta acriticamente un simile quadro di riferimento. Non credo che si possano trovare risposte soddisfacenti nei nostri classici, è chiaro. Ma trovo ugualmente stupefacente che una sinistra moderna non si chieda nemmeno se sia possibile, e come, favorire il progresso tecnico e scientifico indirizzandolo verso l’interesse collettivo e non solo verso l’interesse dei gruppi economici e finanziari più potenti».
Neanche questo, a voler essere sinceri, sembra un problema solo italiano...
«Ma in Italia è più evidente che altrove. E di anomalie noi ne presentiamo anche un’altra, di natura che potremmo definire "etnica": la frammentazione. Ognuno, non soltanto a sinistra, ma soprattutto a sinistra, vorrebbe un partito esattamente eguale a quello che ha in testa».
E’ una storia antica...
«Antichissima: basta pensare al Psi. Mentre il fascismo stava già vincendo, i socialisti si dividevano su come fare la rivoluzione. Dopo la Liberazione, nel mondo diviso in due dagli accordi di Yalta, rivoluzionari e riformisti avrebbero potuto benissimo convivere nello stesso partito, perché possibilità di andare oltre certi limiti, in Italia, non ce n’erano. Invece prevalsero le passioni...».
E si perse sul nascere la possibilità di dar vita anche da noi, come in tanta parte d’Europa, a un grande partito socialista. Tanti anni dopo, non le sembrerebbe giusto riconoscere che, nel 1947, aveva ragione Giuseppe Saragat?
«Sul piano storico sì, sicuramente, tanto è vero che le sue idee hanno vinto. Ma politicamente fu sconfitto, e non per caso: la spinta all’unità era fortissima tra i lavoratori che sognavano di "fare come in Russia" ma anche tra quelli che, più semplicemente, volevano un lavoro e un salario dignitoso. Li ricordo bene, quegli anni. Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione, ero confluito, con tanti compagni, nel Partito socialista. Da professore, non da funzionario di partito, trovai finalmente la tranquillità della coscienza proprio partecipando a quei congressi, a quelle assemblee, dove cadevano le differenze di classe, e prevaleva la comunanza di sentimenti e di ideali».
Comunque, se fosse nato un grande partito socialista, la storia italiana sarebbe stata assai diversa. E diversa sarebbe stata anche la sorte del nostro sistema politico: prima o poi, avremmo conosciuto anche noi l’alternanza.
«Probabilmente sì. Ma la storia è quella che è, non possiamo cambiarla. E nemmeno i suoi protagonisti. Pensi a Pietro Nenni. Nel ’47 forse non credeva che Saragat avrebbe fatto davvero la scissione...».
E nel ’63, quando a lasciare il partito, per dare vita al Psiup, fu la sinistra filocomunista?
«Nenni pensò che quello fosse il prezzo da pagare per fare il centrosinistra. Anche Riccardo Lombardi era molto critico sull’accordo che stavamo facendo con la Dc. Quando gli dissi che rischiavamo di perdere anche lui, Nenni allargò le braccia e mi disse: "Che ci vuoi fare?". Io feci di tutto per trattenerlo, e ci riuscii. Chi dirige un partito lungo un passaggio storico ha il dovere di cercare di preservarne l’unità. A quale costo? In me prevalse l’idea che il governo di centrosinistra dovessimo comunque farlo. Non sono convintissimo di aver visto giusto, il dubbio me lo porto ancora appresso».
L’eredità della stagione craxiana, secondo lei, è da liquidare in blocco?
«No, l’intuizione di Craxi era giusta, l’Italia andava ammodernata, a cominciare dal sistema politico: ma, nel concreto, Craxi fece tutto l’opposto. Il vero motivo di divisione tra noi e i comunisti consisteva nel loro rapporto con l’Urss. E proprio negli anni in cui il Pci si rendeva sempre più autonomo da Mosca, la polemica di Craxi si faceva più aspra, come se il Psi avesse deciso di andare in senso contrario al processo storico, mettendosi sulla china che, passo passo, lo avrebbe portato fino alla scelta del cosiddetto Caf».
Qualche responsabilità, magari, la avranno avuta anche i comunisti .
«Sì. Però io non dimentico che alla metà degli anni Settanta, dopo che a Mosca aveva solennemente dichiarato di considerare la democrazia un "valore universale", io dissi a Berlinguer: "Adesso non ti resta che cambiare il nome al tuo partito"...».
E lui?
«Mi rispose: "Non posso, perché quelli là (e intendeva i russi) farebbero nascere subito un altro partito comunista, e i miei non sono preparati a un simile trauma". Evidentemente, Berlinguer teneva all’unità del suo partito più ancora di quanto io tenessi all’unità del mio».
Massimo D’Alema e Giuliano Amato, ma non solo loro, sostengono che, comunque vadano le elezioni, bisognerà porre mano alla costruzione di un partito socialista di stampo europeo. Lei considera ancora attuale questa prospettiva?
«Attuale? Sì, ma in forme nuove rispetto al passato. E utile. E necessaria. La politica ha bisogno di riferimenti che durino nel tempo, di partiti in cui si sta assieme anzitutto perché se ne condividono gli ideali».
Ma lei pensa che questa parola così carica di storia, di grandezze ma anche di miserie, socialismo, possa significare ancora, per i giovani, qualcosa per cui vale la pena di impegnarsi?
«I giovani... Ogni tanto mi viene da pensare che servirebbe non dico un nuovo Marx, ma qualcuno che si impegni ad affrontare un po’ meno superficialmente categorie che oggi vanno per la maggiore, come la globalizzazione: possibile che a così pochi venga in mente che, per adesso, rischia di coincidere con il potere indiscusso di una sola grande potenza sul piano mondiale?».
Le chiedevo del socialismo.
«Socialismo è una parola che in molti suscita preoccupazione, in molti, al contrario, speranze. Ma la parte che ha sperato, e vorrebbe continuare a sperare, è delusa, e alle elezioni si astiene».
E lei, spera?
«Io sono molto anziano, anzi, sono molto vecchio. Quando ero giovane, la piccola borghesia mangiava la carne una volta la settimana, la povera gente due o tre volte l’anno, nelle grandi festività. Da allora l’Italia è straordinariamente cambiata, e in meglio. Ma, fino a quando ci sarà disuguaglianza, ci sarà sempre richiesta di condizioni migliori di vita. Sul piano materiale, certo, ma anche sul piano morale e civile».

Corriere della Sera
7 maggio 2001

mercoledì 13 aprile 2011

UN TEMPO SE AVEVI COCA, E UNA MONTAGNA DI SOLDI SPORCHI TI CHIAMAVANO MALVIVENTE... OGGI TI CHIAMANO ONOREVOLE!!!!!!!

domenica 10 aprile 2011

Colleghi e amici.....

Come mai continuo oramai da tempo a rovinarmi i rapporti personali discutendo dei miei credi e principi fondamentali...mi dispiace molto di questo, ma a dire cazzate per far contento un'amico propio non sono capace...scusatemi!!! Anche perchè se lo considero un vero amico DEVO dirgli veramente come la penso....NO????.... saluti a tutti i miei amici e colleghi.....!!!!! :-)

sabato 2 aprile 2011

Quando si spengono le luci

Scritta il 2 Aprile del 2011 ma poteva essere scritta già altre tre ”Maleddettissime”
Volte………….

Quando si spengono le luci….

                                                                                                                                                                  
Quando si spengono le luci
anche se non sono i riflettori importanti
ma per noi eroi di quarta classe ci diventano,
ti senti strano e vorresti ricominciare subito per non soffrire,
soffrire di quei rimorsi che
più passa il tempo e più ti si annidano nello stomaco.

Due, tre, forse quattro pensieri  ti frullano nel cervello
non hai fatto quello, potevi fare quell'altro,
le facce dei ragazzi  le cerchi
ne hai bisogno
ma il rischio è che possono condannarti
o concederti l’attenuante che vai cercando..

Ti rifugi maledettamente su l’unico
che può sollevarti
il tuo secondo
è lui che ti vuole bene e condivide la tua sofferenza
e sai, che mai ti condannerà ,
lo puoi avere da anni o solo da otto mesi
ma la sua fedeltà è cosa concreta.

Fa male quando arriva la quotidianità
il confronto con gli altri
a volte vorresti mettere
In faccia il cartello non disturbare
e invece sono pronte le richieste, le domande,
le necessità familiari e tutto il resto  che non
riesci a gestire.

Un fermo in testa ti blocca gli approfondimenti
affronti tutto con superficialità.
Cerchi uno scarico dove buttar via quel  peso,
non lo trovi, non lo troverai mai
fino a che non ti verrà concessa
un'altra meledettissima chance.
Trovi solo ed esclusivamente specchi, solo specchi
Che ti fanno vedere come sei ridotto.


Dedicata ai ragazzi che anche se li conosci solo da mesi, li senti maledettamente tutti tuoi figli!

Mr Mazzarini

martedì 15 marzo 2011

Democrazia del pubblico all'italiana.....

Nella "democrazia del pubblico", peraltro, i partiti non scompaiono, ma si riorganizzano - appunto. Intorno ai leader. Coerentemente con la presidenzializzazione dei governi occidentali. L'idea della postdemocrazia appare, per questa ragione, nostalgica. Evoca un'età dell'oro, quella dei partiti e della partecipazione di massa che, forse, non è mai esistita. E che, comunque, si è conclusa quando i partiti di massa si sono ridotti a oligarchie lontane dalla società. Investiti, anche per questo, da un'onda di sfiducia impetuosa e impietosa. Respingere l'idea della "democrazia del pubblico" tutta insieme, trattare come "populista" ogni forma di partecipazione e di comunicazione che non segua la strada tradizionale del partito di massa, pone, semmai, alcuni seri problemi. In particolare, delegittima e, quindi, ostacola la ricerca di leadership "personali" capaci e "rappresentative". Un problema serio, oggi, soprattutto per il centrosinistra, soffocato da partiti oligarchici. Inoltre, non permette di comprendere il significato vero dell'anomalia italiana. Che non coincide con la "democrazia del pubblico". Ma con una questione assai più antica, alle radici della democrazia liberale. L'equilibrio dei poteri e dei controlli (a cui fa riferimento, tra i primi, il barone di Montesquieu). Tra le istituzioni di governo, gli attori della rappresentanza e, soprattutto oggi, l'Opinione Pubblica - garanzia di controllo e dibattito sulle pubbliche decisioni. In Italia questo equilibrio appare violentemente "squilibrato". È questo l'aspetto che distingue il caso italiano dalle altre "democrazie del pubblico". Non tanto il crescente ruolo dei media e delle persone, nelle istituzioni e nei partiti, neppure il ricorso sempre più ampio al marketing in politica. È, invece, la concentrazione dei poteri essenziali - governo, partiti, media - in una sola persona. La democrazia del pubblico non è post-democratica.

sabato 15 gennaio 2011

Post-Referendum!

ANCORA UNA VOLTA SONO GLI OPERAI A DIFENDERE LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA, AL POSTO DEI PARTITI E DEI SINDACATI SERVI... LA SOCIETA' CIVILE è CON LA FIOM.. VERSO IL 28 GENNAIO!!!!! UNITI CE LA DOBBIAMO FARE!!!!!!!!!!!!

venerdì 14 gennaio 2011

Dopo il referendum...pardon..dopo il ricatto!!!!

Da domani torneremo ad essere tutti SCHIAVI.....ma schiavi come ai tempi della rivoluzione industriale.
Uomo come una parte integrante del macchinario....(un uomo x un metro quadro....).
E verrano tanti ma tanti Marchionne e purtroppo...non abbiamo e non avremo almeno per un pò...un nuovo Marx.
Riflettere...riflettere...senza "conflitto" non si avrà mai una società democratica!!!

domenica 9 gennaio 2011

Don Gallo

Che cosa è la politica????  "....con una peculiarità...ripartire dagli ultimi!!!!" Grazie....Don Gallo.
L'ottavo vizio capitale è.....l'indifferenza!!!!

giovedì 6 gennaio 2011

La notte cade su di noi
La pioggia cade su di noi
La gente non sorride più
Vediamo un mondo vecchio che
Ci sta crollando addosso ormai
Ma che colpa abbiamo noi

Sarà una bella società
Fondata sulla libertà
Però spiegateci perché
Se non pensiamo come voi
Ci disprezzate come mai
Ma che colpa abbiamo noi

E se noi non siamo come voi
E se noi non siamo come voi
E se noi non siamo come voi
Una ragione forse c'è
E se non la sapete voi
E se non la sapete voi
Ma che colpa abbiamo noi

Che fare.....

pubblicata da Massimo Mazzarini il giorno venerdì 13 agosto 2010 alle ore 1.23
 "Coalizzarsi con la gente" è l'espressione che più mi ha colpito;ma come, con quale metodo farlo???? Ricordo tempo fà al porto di Ancona Berlinguer Giovanni dire:" ha vinto berlusconi ...perchè la sinistra non ha più ascoltato..." ecco da qui bisogna ripartire prima di pensare ad alleanze e giochini vari numeri ecc...bisogna tornare ad essere quello che la sinistra era tempo fà un punto di ascolto che sapeva dare delle risposte..Torniamo a giocarcela sul nostro campo,sul faccia a faccia sulla cominicazione non mediatica ma interpersonale.Torniamo nei luoghi di lavoro assiduamentenon avendo "paura"di prendere posizioni consone alla nostra storia..sono convinto che si può ripartire solo da lì..non dai palazzi, ma dal mondo dei lavoratori, dalle scuole...dagli ospedali cioè dai più colpiti. Continuo a ripetere da un pò che la "crisi" tanto sbandieratà è un'opportunità x ricostruire una società migliore.. bene sfruttiamola xò....Decisioni, fare, poche chiacchiere e tanti volantini... quante notti hanno passato negli anni della "rivoluzione" a girare ciclostili...???..li compagne e compagni e lì che dobbiamo tornare con quella mentalità..con quella volglia che ti spinge a non dormire x controinformare..che ti fa sentire "tassello" della e per la cuasa...così secondo me si può riconquistare le fabbriche..e tutti i luoghi di lavoro..fidatevi in questo noi eravamo i maestri...in grado di raccogliere firme..e bloccare tutto in ogni momento..ma dove è finito tutto questo???La legge elettorale penosa..antidemocratica..dal basso le scelte, così la gente ritorna a decidere,la CGIL ha un ruolo fondamentale in questo può e deve RIPORTARE I LAVORATORI AL CENTRO DELLE PROPIE SCELTE...e i lavoratori torneranno a lavorare PER LA CGIL..mio padre una volta mi disse:"al sindacato non si va a chiedere, si va a portare aiuto..."Oggi invece purtroppo molti giovani si avvicinano al sindacato solo x il livello, allora anche qui fare attenzione a non presentare il sindacato in maniera "forviante".Ho sentito un sindacalista dire ad un giovane iscritto:"hai fatto bene ad iscriverti con noi, noi siamo i più forti, così se ti serve una mano, noi abbiamo tutti i tuoi capi iscritti..tutti i capi sono iscritti con noi..ecc."Ma che idea dai di sindacato????Quando seremo riusciti a ricreare questa mentalità(egemonia culturale...xchè no????) nei luoghi di lavoro allora con la spinta della gente che avrà capito...solo allora si potra arrivare in quei tavoli dove si tratteranno le alleanze ma saranno alleanze della base, non dei vertici.Ben vengano le primarie..ecc..e quanti altri strumenti di democrazia...La CGIL questa cosa l'ha capita altrimenti non cercava di infilare dentro ogni borsa di ogni congresso libri o cd che ricordano cosa era la CGIL; questo da una parte mi fa felice ma dall'altra mi fa pensare:"se c'è bisogna di ricordare cosa eravamo....allora ..e perchè ora siamo poca cosa in confronto...bene non polemizzo percarità non candanno neanche voglio essere buono...ma dico ricominciamo da lì...da Placido Rizzotto...da chi ci ha insegnato come si fà..e noi avevamo imparato benissimo....ritorniamo a giocarcela lì dove eravamo i maestri indiscussi...CHIEDO SCUSA MA SONO LUNGO DI NATURA....
Di Massimo Mazzarini · lunedì 6 settembre 2010
La stazione deserta
la luce incerta
irrompe lo stridolio di freni del treno
in una notte avida di sereno.
La nebbia incombe sul piazzale
non ha rivale
domina con l'intensa cecità
che tutte le realtà tinge di omogeneità.
Batte contro la notte
un cuore non più forte
stanco di prendere botte
si ritira ferito
e si nasconde dentro un uomo
che oramai fissa solo l'in...
Amor di gabbiani

Li accarezza il mare,
li culla, li fa danzare,
ma solo il sole li può illuminare.
Il loro pensiero alla preda è rivolto;
null'altro li turba, ne tempesta ne maremoto.
Rimangono a dondolarsi
e sulla cresta dell'onda possono amarsi..
non c'è cosa più bella.
Della loro casa son stanchi,
lasciano il mare per tirare avanti.

Massimo Mazzarini