16 ottobre 2010

16 ottobre 2010
Attualissimi.

venerdì 13 maggio 2016

25 Aprile martiri Ferrovieri

Discorso commemorativo martiri Ferrovieri 21 aprile 2016

Era sabato il 21 aprile del 1945 quando il capoluogo emiliano fu la prima grande città del nord ad avere la soddisfazione di essere liberata dai partigiani italiani.
Parte attiva di questa liberazione furono anche i ferrovieri iscritti allo S.F.I. attivi in tutta Italia.
SFI già costituito nel 1907 ma che rinasce con forza e vigore nel 1925 dopo che i ferrovieri uscivano da un ventennio durissimo, nel 1923 erano stati aboliti i vincoli sull’orario di lavoro e decurtati i salari, riduzione degli organici con 47.000 licenziamenti politici.
Si metteva a repentaglio la propria vita per l’appartenenza al sindacato, un sindacato intriso d’ideali e speranza, e questo oggi  molti rappresentanti dei lavoratori dovrebbero ricordarselo, poiché sapere da dove veniamo ci aiuta a prendere decisioni nel rispetto di chi si è immolato per questo diritto.
Ferrovieri attivi in tutta Italia come a Roma dal 1920 al 1940 in particolare il 1921 dove si tenne il terzo congresso dei fasci di combattimento, i ferrovieri romani furono protagonisti di pagine note di RESISTENZA POPOLARE AL REGIME, innescarono dei blocchi all’ingresso della stazione di Roma termini con svariate forme di sabotaggio.
Un nome per tutti i ferrovieri romani: il socialista Alessandro Sideri che per primo nello scalo di Roma Tiburtina reclutava partigiani per attività clandestine di sabotaggio.
Nel marzo del 1944 un macchinista fece deragliare un treno per bloccare il nodo della Tuscolana; questo gruppo di ferrovieri socialisti operò alle dirette dipendenze del comando “brigate Matteotti” con la guida geniale e animosa del compianto presidente Sandro Pertini.
Ancora azioni di rilievo della squadra di Roma ostiense che fece saltare tre vagoni di esplosivi tedeschi, la squadra di Roma tiburtina, una delle più attive, nonostante la sorveglianza delle sentinelle tedesche, riuscirono a liberare 350 deportati dal meridione, stipati in carri bestiame, diretti ai campi di concentramento.
Ricordiamo Roberto Luzzitelli medaglia d’argento che dopo aver tolto nella notte, le mine poste dai tedeschi al ponte del km 10 sulla Roma Viterbo  cadeva in un’imboscata.
Tutti i ferrovieri a chiusura delle battaglie si riconoscevano come compagni di trincea e nelle prime aperte riunioni in città liberate era come un ritrovarsi tra visi noti e amati; perché  una GRANDE FAMIGLIA era veramente nata, dalla fame e dalla lotta per la libertà.
La patria e i valori su cui essa poggia con tutte le istituzioni era tornata a essere qualcosa per cui ci si abbracciava piangendo.
Valori fondanti che oggi purtroppo per mezzo di un revisionismo becero, povero di contenuti e cultura, proposto da certi personaggi improponibili ma presenti nei mezzi di comunicazione, tendono a essere offuscati.
Revisionisti che tendono a svuotare anche le istituzioni di valori forgiati con il sangue della resistenza, cosi che  le istituzioni non abbiano più la grande spinta di un tempo, non siano più viste come ancoraggi di questa società, ma addirittura come ostili alle genti.
Società che purtroppo per la sgretolante perdita di questi valori ha oramai lasciato la sponda di un fiume, ma sta navigando in balia di correnti pericolose che la spingono di nuovo verso  razzismo, fascismo e nazismo, insomma abbiamo alle porte di un’ Europa troppo economica e poca umana una pelle di un vecchio serpente vestita di nuovo.
Come all’epoca molti padroni si affrettarono a togliersi la camicia nera per mantenere i loro privilegi, oggi un revisionismo misero cerca di farci passare come obsoleti e fuori tempo, valori e ideali lasciateci in custodia da chi ha lottato con sprezzo del pericolo mettendo a repentaglio tutto.
Noi abbiamo il dovere di affermare con forza che gli ideali della resistenza vadano oltre ogni contesto storico, la libertà e la giustizia, la democrazia, non hanno mai avuto e non avranno mai un CONFINE storico.
Impegniamoci noi ferrovieri di oggi, a tenere viva la capacità d’indignazione contro ogni forma di sopruso, razzismo, e nuovo nazifascismo , tenendo vivo l’insegnamento lasciatoci in custodia come tesoro culturale dai nostri padri, che nonostante i fascisti e nazisti tentarono con ogni mezzo di farli tornare a lavorare piazzando anche mitragliatrici davanti alle officine continuarono a lottare con scioperi e sabotaggi.
Ultimo episodio da ricordare fu quello di Milano, dove nel giugno del 44 ci furono deportazioni, per impedirle i partigiani ferrovieri colpirono punti strategici come le officine riparazioni locomotive, dove si aggiustavano mezzi destinati alla Germania occupante.
Officine sorvegliatissime dalla Wermacht e dalle S.S.
Oggi Noi a settantuno anni di distanza con questa commemorazione facciamo un atto dovuto e importante nel tenere vivo il ricordo di quanti sacrificarono la loro vita per ciò che oggi abbiamo ancora e dobbiamo continuare a difendere; ma il monito è e deve essere di lottare con COSCIENZA e DIGINITA’ perché i nostri martiri ci hanno insegnato che questi sono due cardini della vita che non vengono meno neanche difronte alla morte.


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